Viaggio negli ospedali italiani: intervista alla prof.ssa Federica Di Berardino

Dottoressa Di Berardino, qual è stata la molla che ha fatto scattare la passione per l’audiologia?

Tutto è partito dall’aver subito notato gli effetti positivi della pratica audiologica quotidiana e dall’incontro con il Professor Antonio Cesarani (direttore della cattedra di Audiologia dell’Università di Milano) che mi ha trasmesso competenze trasversali in ambito audiologico e vestibolare. L’Audiologia ha infatti proprio questa caratteristica, cioè la capacità di toccare più aspetti che riguardano la vita delle persone di diverse età. La buona funzione dell’orecchio interno è importantissima, e condiziona fortemente la vita delle persone, ma purtroppo c’è ancora poca consapevolezza.

Può raccontarci qual è stata la sua formazione?

La mia formazione è stata un percorso lungo ed intenso. Volti i primi passi della formazione medica in medicina interna, dopo la laurea, ho frequentato la Scuola di specializzazione in Audiologia e Foniatria dell’Università degli Studi di Milano dove ho potuto seguire, per la tesi di specializzazione, gli effetti degli impianti cocleari nel neuro-sviluppo del bambino ipoacusico. In seguito, ho approfondito come ricercatrice il tema della sordità e del declino cognitivo nell’anziano grazie alla collaborazione tra il Centro dell’equilibrio della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e la vestibologia del Dr Dario Alpini dell’Istituto Don Gnocchi. A questo periodo, sono seguiti studi più specifici in ambito audiologico sulla validazione e la verifica clinica delle metodiche di diagnostica audiologica sia per gli adulti che per i bambini. In seguito, mi sono impegnata nella riorganizzazione dell’ambulatorio di Audiologia infantile della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, di supporto all’aspetto riabilitativo e chirurgico. È un lavoro affascinante perché è vario, multidisciplinare e utile. Abbiamo visitato bimbi appena nati così come anziani ultracentenari, possiamo addirittura citare un primato: la visita audiologica a una donna di 116 anni, in assoluto la persona visitata più anziana del mondo.

Quali sono i punti di forza dell’equipe con cui lavora?

Torno sul tema della trasversalità che è il nostro grande punto di forza. Siamo un centro di eccellenza per quanto riguarda il campo clinico, chirurgico e vestibolare per adulti e anziani ma soprattutto in ambito pediatrico. In particolare, possiamo dire che sono pochi i Centri in cui esiste un’equipe professionale esperta in tutti gli aspetti audiologici sia sul versante uditivo (protesi/impianti cocleari) che riabilitativo. A questo proposito, un punto di forza dell’Audiologia di Milano è di permettere, con il sistema sanitario, la riabilitazione vestibolare nei pazienti con disturbi dell’equilibrio. Questo tipo di riabilitazione viene spesso confinata in ambito privato; il nostro, invece, è un centro integrato dove appunto accanto all’eccellenza clinica si riconosce l’importanza anche della componente riabilitativa e logopedica. In più abbiamo molti specialisti che assicurano un approccio multidisciplinare, indispensabile per la patologia uditiva. Altro punto di forza è sicuramente legato alla collaborazione con altre unità operative di eccellenza di altre discipline quali la neuroradiologia, l’immunologia, l’ematologia, la medicina interna e del lavoro.

Cosa, invece, si potrebbe migliorare?

Sicuramente da migliorare è lo sviluppo tecnologico soprattutto per quanto riguarda la protesizzazione che va integrata con la pratica clinica. Lavoriamo fianco a fianco con gli audioprotesisti ma dobbiamo implementare le potenzialità della digitalizzazione e del fitting da remoto che devono essere utilizzati maggiormente. In particolare, sarebbe utile un confronto costante tra le audiometrie fatte in presenza e quelle in remoto.

Una storia professionale che l’ha particolarmente colpita?

Davvero tante, soprattutto quando si tratta di bambini. Noi viviamo in una realtà felice, ma mi è capitato di visitare bambini provenienti da zone disagiate del mondo, che arrivano con grave ritardo alla prima valutazione audiologica. In questi casi, avere la possibilità di accoglierli e condurli verso un buon recupero uditivo è un’emozione difficile da raccontare. Questo vale anche per gli impianti cocleari. Spesso ci troviamo a dover annunciare una sordità profonda a genitori giovani, con bimbi di pochi mesi e veder subito dopo alcuni ragazzi riabilitati e dimessi, senza disabilità che allora erano uguali al piccolo neonato e ora vengono per un controllo annuale.

Il 3 marzo prossimo l’OMS celebrerà la decima Giornata Mondiale dell’Udito dedicata al tema dell’ascolto sicuro. Su questo fronte in ambito internazionale si sta lavorando molto allo sviluppo di alcune app. Cosa ne pensa?

È una strada assolutamente valida che anche noi, in ambito universitario, stiamo ottimizzando e validando questi sistemi. È il futuro della prevenzione perché in questo modo si responsabilizzano le persone a prendersi cura della propria salute, facilitando al massimo il primo approccio verso la propria condizione uditiva. Come università faremo sicuramente la nostra parte.

Dopo la laurea conseguita all’Università degli Studi di Milano nel 1999, Federica Di Berardino si specializza in Audiologia e Foniatria cui segue un triennio (2006-2009) di formazione specialistica post-doc sugli effetti della sordità sul declino cognitivo-motorio. Attualmente è docente e ricercatrice presso la Cattedra Audiologia dell’Università degli Studi di Milano del dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità e dirigente medico presso l’Unità operativa di Audiologia del dipartimento di Scienze chirurgiche specialistiche della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, diretta dal Dr. Diego Zanetti.

Valentina Faricelli

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