Alzheimer, nuovo trattamento combina riabilitazione cognitiva e stimolazione elettromagnetica

risonanza cerebrale«Il metodo NeuroAD combina la riabilitazione cognitiva fatta al computer con la stimolazione del cervello attraverso campi elettromagnetici»: questo innovativo trattamento, destinato ai pazienti affetti da Alzheimer, è stato presentato a Firenze, al XIII Congresso Nazionale SINdem, l’Associazione autonoma aderente alla Sin (Società italiana di neurologia) per le demenze.

Paolo Maria Rossini, ordinario di Neurologia all’Università Cattolica e direttore dell’Area neuroscienze della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli-IRCCS di Roma spiega che «l’attrezzatura è stata progettata e brevettata in Israele e in Italia ne esistono solo un paio di cui una, appunto, al Policlinico Gemelli».

Una seduta dura una ventina di minuti, il paziente siede di fronte al display di un computer ed esegue degli esercizi che selettivamente attivano alcuni circuiti del suo cervello, in particolare quelli che controllano funzioni cognitive come la memoria e il linguaggio.

«Prima di cominciare il ciclo di trattamenti – continua Rossini – viene eseguita una particolare risonanza magnetica del cervello che fornisce alla macchina le coordinate per stimolare, simultaneamente all’esercizio cognitivo, gli stessi circuiti nervosi che vengono ingaggiati dall’esercizio; per esempio, mentre il paziente esegue un compito che esercita la memoria visiva, lo stimolatore viene guidato nelle zone del cervello che controllano questa funzione, attraverso un meccanismo di neuronavigazione».

Il procedimento, ripetuto per cinque giorni a settimana e per sei settimane consecutive, ha dimostrato di avere un’efficacia prolungata nel tempo e per ora è stato utilizzato solo per pazienti a uno stadio relativamente iniziale della malattia o comunque con un livello di compromissione lieve, anche perché necessita di una certa collaborazione che i pazienti in uno stadio troppo avanzato non sono più in grado di offrire.

«Abbiamo condotto uno studio insieme al Beth Israel Deaconess Medical Center della Harvard Medical School di Boston che ancora non è stato pubblicato ma è sotto revisione; – riferisce Rossini – complessivamente abbiamo trattato 33 pazienti divisi in tre gruppi e sottoposti in un caso alla sola riabilitazione cognitiva, in un altro anche a una stimolazione elettromagnetica placebo e al terzo alla combinazione di riabilitazione cognitiva e stimolazione elettromagnetica effettiva: sei mesi dopo, i pazienti inseriti in quest’ultimo gruppo hanno fornito prestazioni cognitive migliori, provando così l’efficacia del sistema.

Particolarmente importante è che il trattamento non comporta effetti collaterali ed è compatibile con la terapia farmacologica, di cui costituisce un’integrazione e non una sostituzione».

Fonte: Doctor33

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