TiOptO commenta le dichiarazioni del dottor Piovella su falso oculista, abuso di professione, Minsal, optometristi e “dintorni”…

Lo scorso 6 aprile, a Lecce, si è tenuto il convegno di ASMOOI, l’Associazione Sindacale dei Medici Oculisti e Ortottisti Italiani, che ha visto l’intervento del presidente SOI Matteo Piovella. Negli stessi giorni è stata resa nota la notizia secondo cui presso uno studio di San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli, un falso medico oculista, privo perfino della laurea in Medicina, esercitava da anni la professione medica visitando i numerosi pazienti che affollavano la sua sala d’attesa.

Si tratterebbe di due eventi completamente slegati tra loro, se non fosse che le dichiarazioni del presidente SOI Matteo Piovella durante il congresso ASMOOI e i commenti sviluppatisi a margine della notizia del falso oculista necessitino di una comune riflessione intorno a una tematica nota, l’esercizio abusivo della professione medica, che riguarda da vicino sia i privati cittadini ma anche coloro che da anni esercitano legittimamente la propria professione, nel rispetto delle leggi e della deontologia professionale.

Nulla di nuovo, in tutto questo, se non fosse che le parole del dott. Piovella, oltre a colpire indiscriminatamente l’intera categoria di ottici e optometristi (quale novità), questa volta pare si siano spinte oltre e non abbiano risparmiato nemmeno il Ministero della Salute, “il peggiore di tutto l’ambito conosciuto” e “con persone di scarsissimo valore”, infarcendo, poi, il tutto con informazioni imprecise che possono trovare contrario riscontro nella normativa vigente. Procediamo con ordine. L’intervento del Presidente SOI ha riguardato: l’utilizzo esclusivo da parte dei medici di un certo tipo di strumentazioni, quelli “a livello medicale”, presumibilmente i dispositivi medici che, invece, dovrebbero essere preclusi agli ottici poiché professione non sanitaria; il non riconoscimento della professione di optometrista, che secondo le parole di Piovella, porterebbe ad una “sovrapposizione”, ad un “accavallamento” con la figura dell’ottico – ed ecco il motivo per cui, a suo parere, negli Stati Uniti e in Inghilterra le due posizioni restano scisse; e, infine, la volontà da parte degli ottici optometristi di avocare l’esame refrattivo ai medici oculisti: “sostengono che la refrazione è di loro competenza quindi non deve essere più di competenza del medico oculista”. A tutto ciò si aggiunge il mancato riconoscimento della figura del “contattologo”, inteso come il professionista che si occupa dell’applicazione di lenti a contatto che, sempre secondo il parere del dott. Piovella, non sarebbe riconosciuto anch’esso.

Tralasciando ogni facile commento e andando incontro all’oggettiva difficoltà che sta nell’affrontare dichiarazioni e ragionamenti di questo tipo, come Tavolo Interassociativo TIOptO crediamo sia doveroso – per amore di verità, per rispetto di quelle leggi che non sono certo un “ciapa ciapa”, ma punti di riferimento essenziali per tutti, dott. Piovella compreso, e come forma di tutela nei confronti di tutti quei colleghi che quotidianamente esercitano la loro professione con rigore, competenza e coscienzioso senso del dovere – mettere in chiaro alcuni punti salienti del dibattito e ricondurre i toni sul piano di un confronto serio e civile.

Inutile scrivere che l’intervento del dott. Piovella, nella sua prolissità – che non è possibile riportare interamente per ovvie ragioni -, è ricco di imprecisioni e veicola pareri personali come fossero legge, mentre la normativa dice ben altro. Allo stesso modo, il confronto con il panorama internazionale non regge, poiché, se l’obiettivo del dott. Piovella è di dimostrare che un ottico e un optometrista non possono essere ricondotti alla medesima figura per questioni di conflitto di interessi, di tornaconto personale (il già citato “accavallamento”), allora deve sapere che in Spagna e nei Paesi scandinavi esiste un’unica figura professionale di ottico optometrista e che gli optometristi sul modello anglosassone sono abilitati anche alla fornitura del dispositivo di compensazione ottica.

Gli “illeciti” denunciati dal dott. Piovella sono facilmente smascherati e riportati ad una condizione di liceità, informandosi e leggendo la normativa attuale. Ciò che, al contrario, pare di difficile recupero è il clima di asprezza generato dal tenore delle sue parole, soprattutto laddove sembrerebbe alludere al fatto che in tali condizioni di operatività ottici ed optometristi praticano la professione a discapito della sicurezza dei cittadini e mettendo a repentaglio la salute degli stessi. Ciò è intollerabile.

La lotta all’abusivismo professionale in generale (e all’abuso di esercizio di professione medica nello specifico), la lotta allo svilimento delle specifiche e diverse professionalità, la tutela della vista, della salute e della sicurezza del cittadino, la volontà di trasparenza, di chiarezza, l’impegno per un funzionamento efficiente del Sistema Sanitario italiano non sono, e non devono essere, prerogativa di pochi, né tantomeno sono o si può anche solo lontanamente pensare che siano esclusivo campo d’azione di un’unica categoria professionale. Sarebbe come dire che solo i medici, in quanto tali, hanno a cuore la salute del paziente, mentre tutti gli altri, compresi i professionisti di area tecnica, che per competenze si muovono nel medesimo ambito offrendo la loro professionalità (il che non significa che facciano diagnosi), hanno a cuore solo il proprio tornaconto personale. Se il dott. Piovella abbandonasse questa acredine che lo porta ad attaccare in modo superficiale e impreciso la nostra categoria professionale, per provare a costruire con noi un ponte serio e una forma stabile di collaborazione contro l’eventuale esercizio abusivo della professione medica, troverebbe in noi degli interlocutori aperti e disponibili alla collaborazione, come ci siamo dimostrati essere in passato.

L’obiettivo, dott. Piovella, è comune: gli ottici e gli optometristi che esercitassero abusivamente una professione che non è di loro competenza arrecherebbero un danno, oltre che ai cittadini, anche alla nostra stessa categoria e a tutti i colleghi che, invece, come scritto sopra, lavorano nel rispetto della deontologia professionale, delle leggi e della giurisprudenza. Le leggi, perché in realtà è questo il vero nodo della questione. Per capire quale sia il limite da non oltrepassare nell’esercizio della pratica lavorativa quotidiana, in modo da non sconfinare in ciò che non è di propria competenza, è necessario conoscere bene le leggi e rispettarle, leggi che riguardano la professione e regolamenti che riguardano l’uso di certi tipi di strumentazione. Leggi che richiederebbero un oggettivo aggiornamento (impensabile che il mondo sia ancora fermo al 1928), ma a cui si affiancano le sentenze della Corte di Cassazione e non solo, che non possono e non devono essere ignorate, a meno che non si voglia svilire non solo l’altrui professionalità ma anche uno dei tre pilastri dello Stato di Diritto: il potere giudiziario.

Partiamo dalla fine, per poi andare a ritroso nel commento delle affermazioni: così come non abbiamo mai avuto la pretesa di fare diagnosi (che non finiremo mai di ribadire sia di esclusiva competenza medica), allo stesso modo non abbiamo mai sostenuto che la refrazione debba essere preclusa al medico oculista, e sarebbe gradito conoscere la fonte di tale affermazione. Vero è che l’ottico, fin dal 1928, è autorizzato a compiere refrazioni in modo parziale, con l’esclusione dei difetti di ipermetropia ed astigmatismo, e a nostro avviso, alla luce della formazione e delle tecnologie a disposizione, sarebbe ragionevole rivedere in chiave estensiva queste limitazioni. Pertanto: l’affermazione circa le competenze esclusive per ottici ed optometristi sono prive di fondamento.

Inutile poi ribadire che mentre l’ottico è un operatore “di area sanitaria” – lapalissiano che non sia professione sanitaria, altrimenti non sarebbe arte ausiliaria, ma il dott. Piovella dimentica che l’ottico non ha cambiato status proprio a causa dei contrasti legati al mansionario in discussione con i suoi predecessori – l’optometrista non risulta inquadrabile dal Ministero della Salute per il semplice fatto che è un professionista non regolamentato. La già citata suprema Corte di Cassazione, da oltre vent’anni, ribadisce che questa professionalità esiste nel nostro Paese e che occorre regolamentarla.

Per quanto ci si possa ostinare a negare l’evidenza dei fatti (l’Optometria esiste) e per quanto si voglia andare avanti a oltranza per discutere di ciò che un professionista possa o non possa fare secondo il proprio esclusivo punto di vista, ciò che non può essere messo in dubbio e a cui tutti, indifferentemente, dobbiamo attenerci è l’esistenza di sentenze e regolamenti che regolano una professione e, allo stesso modo, l’uso di un certo tipo di strumentazioni. È importante non confondere i due piani: quello del parere personale e quello ufficiale del Diritto. Saremo forse ripetitivi, ma ci preme ribadire che nessun ottico, nessun optometrista o ottico optometrista come dir si vuole, che svolga il proprio lavoro nel rispetto della normativa vigente e nel rispetto del proprio profilo professionale oserebbe utilizzare strumenti di natura diagnostica per fare diagnosi perché sa che commetterebbe un illecito e metterebbe a rischio la salute dei cittadini. Come più volte sottolineato, un collega che agisce illegalmente getta fango sulla propria professione e sull’intera categoria, al contrario del messaggio che certi commenti tenterebbero di veicolare (se “l’optometrista non è niente” e “gli ottici sono in contraddizione” allora siamo tutti degli impostori?). È però nella natura di certi strumenti avere una doppia valenza, diagnostica e tecnica. L’utilizzo tecnico e non di natura medica è di grande supporto per offrire un servizio di qualità e altamente specializzato. Ciò è innegabile, a meno che, come afferma il dott. Piovella, non si creda davvero  che “uno strumento a livello medicale dev’essere utilizzato da un medico”, che “è indiscusso che chi non è professione sanitaria non può utilizzare questi strumenti”, che il DM 3 maggio 1994, il quale racconta una storia totalmente diversa, sia un “ciapa ciapa” e che “il contattologo non è riconosciuto” quando esiste dal 3 febbraio 2003 un decreto (il cosiddetto Decreto Sirchia) il cui allegato A così recita: “L’applicazione e l’uso delle lenti a contatto possono essere eseguite solo quando le condizioni anatomo-funzionali dell’occhio del paziente lo consentono. Esistono infatti alcuni fattori di rischio, rilevabili dallo specialista, che possono risultare responsabili di complicanze o dell’insorgenza di fenomeni di intolleranza. Il medico specialista e l’ottico applicatore della lente sono consapevoli di tali problematiche e solo dopo un accurato esame del soggetto possono consigliare o meno l’uso delle lenti a contatto”.
Quindi, di cosa stiamo parlando?

Riaffermato tutto questo, ritorniamo al punto di partenza: l’intervento del dott. Piovella, ma anche la notizia del falso oculista. I commenti sorti (sarebbe meglio dire “scritti”) a margine della notizia nel vano intento di commentarla ci hanno gettato nello sconforto. L’illecito (oseremmo dire il crimine) commesso dal falso medico è stato paragonato da taluni all’esercizio della pratica optometrica. Ci asteniamo dal sottolineare la gravità di un certo tipo di affermazioni, ma non possiamo esimerci dal denunciare il rischio in cui si incorre operando certe generalizzazioni: paragonando una pratica illecita ad una lecita, si rischia innanzitutto di ridimensionare e sminuire la gravità del fatto in questione, che va ben oltre una disputa in merito all’esercizio di una professione peraltro pienamente riconosciuta all’estero; inoltre, sempre sulla base del medesimo confronto, si getta gravemente discredito su quei professionisti che si sono formati seguendo un percorso formativo istituzionale (vedi ad esempio corso di laurea in Ottica e Optometria) e che vedono svilita la loro competenza poiché paragonata a quella di un impostore. Nulla di più grave, ma del resto se si è abituati a vedere impostori e incapaci ovunque, il rischio, poi, è che i falsi medici che ancora operano indisturbati se ne restino comodamente al proprio posto.

Tavolo interassociativo Tiopto:
Accademia Italiana Lenti a Contatto (AILAC) – Accademia Italiana Optometristi Contattologi (AIOC) – Albo degli Ottici Optometristi (ADOO) – Associazione Laureati in Ottica e Optometria (ALOEO) – Assogruppi Ottica – Federottica – Società Optometrica Italiana (SOPTI).

http://www.federottica.org/leggi.php?idcontenuti=1530