Il Conversazionalismo: Presentazione del Questionario

Il Conversazionalismo

In occasione del VII° Convegno Regionale Anaste Calabria, il Centro Residenziale “San Domenico” di Lamezia Terme ha presentato un’esperienza di gruppo, avente come tematica l’approccio alla tecnica del Conversazionalismo, ecco la presentazione del questionario somministrato.

Il work group, composto da: Desirée Addesi, Carla Putrino, Antonio Torchia, Monica Malerba, Giovanna De Sensi e Lorenzo Cavallaro, ha collaborato alla realizzazione del lavoro.

È stato somministrato a 145 professionisti della cura un questionario di cinque domande a risposta chiusa, per verificare le conoscenze su questa tecnica. 1) Sai che cosa è il Conversazionalismo? 2) Credi sia utile nella gestione del paziente con demenza e disturbo del comportamento?

Il Conversazionalismo

In effetti per il

Conversazionalismo

tutto ha un senso!!!

3) Credi che la parola serva solo a comunicare o anche a conversare? 4) Credi che l’approccio conversazionale possa essere utile nel caso di agitazione di un paziente demente o credi sia più utile somministrare terapia ansiolitica al bisogno? 5) Ti piacerebbe imparare questa tecnica?

La maggiore percentuale di risposte ottenute, da parte di tutti i professionisti, è stata del SI.

Nella fase successiva si è passati all’applicazione pratica della tecnica conversazionale. L’approccio al Conversazionalismo è stato entusiasmante e gratificante. Abbiamo scoperto con enorme sorpresa un mondo pieno di parole che, anche quando in apparenza prive di significato, risultavano ad un ascolto attento impregnate di senso.

Nella prima fase ci siamo dedicati alla raccolta del materiale necessario e allo studio di questa nuova tecnica. Fondamentale è stato il supporto del Professore Minervino che ci ha seguiti sia da lontano, attraverso scambi di e-mail e materiale didattico, sia venendoci a trovare personalmente a Lamezia Terme. E’ stato identificato un piccolo gruppo di pazienti affetti da diverse tipologie di demenza e disturbi del comportamento. Tutta l’equipe ha partecipato alla produzione delle conversazioni. Il primo approccio non è stato semplice, ma con l’aiuto del Professore Minervino ci siamo resi conto che le difficoltà erano legate prevalentemente alle nostre resistenze psicologiche. Il metodo ha previsto l’utilizzo di un registratore e le sessioni di conversazione sono state giornaliere e della durata di circa 10 min. E’ stato necessario instaurare un rapporto di fiducia e di vicinanza emotiva col paziente al fine di favorire la conversazione e l’ascolto. Durante le conversazioni (conversazione materiale) sono state seguite alcune regole semplici (9 regole, di cui la prima teologica e le altre normative).

Nella seconda fase abbiamo effettuato la trascrizione fedele delle conversazioni, prestando attenzione a riportare anche le parole spezzate, o le frasi interrotte (conversazione immateriale). Infine, abbiamo effettuato l’analisi dei testi trascritti (forme foniche FF, forme logiche FL), che è stata inserita in un database informatizzato. L’analisi è stata quindi rappresentata mediante dei grafici che hanno evidenziato i risultati ottenuti. Ci siamo focalizzati soprattutto su alcuni indicatori ed in particolare sulla percentuale di sostantivi utilizzati dai pazienti, e questo in considerazione del fatto che sono proprio le parole “le vittime” preferite dalla demenza. L’obiettivo è stato realizzare conversazioni felici. I motivi narrativi ricorrenti sono stati: la famiglia e i propri affetti, racconti del proprio vissuto, il proprio lavoro e le proprie passioni.

Attraverso l’utilizzo del dispositivo conversazionale siamo riusciti ad ottenere conversazioni più lunghe con i nostri pazienti, un aumento della percentuale di sostantivi e dell’indice di riferimento (rapporto sostantivi su verbi), aumento della percentuale di frasi ben formate. Sono state evidenziate comunque alcune criticità relative al nostro approccio alla tecnica quali: la gestione dei silenzi, se e quali stimoli dare per iniziare o continuare la conversazione e la possibile tendenza ad interpretare la conversazione.

Sant’Agostino diceva: “Le parole non sono state inventate perché gli uomini s’ingannino tra loro, ma perché ciascuno passi all’altro la bontà dei propri pensieri”.

Luana Putrino

Educatore Professionale “Centro Residenziale e di Riabilitazione San Domenico” di Lamezia Terme

Il Conversazionalismo: Presentazione del Questionario

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